Capitolo 1: Nella Tana del Coniglio
- Non quella Alice

- 21 lug 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 22 lug 2021
Capitolo 1
-Nella Tana del Coniglio-
Parte 1
21 Luglio - Brescia/Wonderland

Farò una breve (giuro ci provo) spiega iniziale Ho pensato per parecchio tempo: “Come la metto giù sta roba senza riscrivere passo passo tutto il libro?” “Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c’è” -cit. Diciamo che l’intenzione è quella di riportarvi solo le parti che mi hanno in qualche modo incasinato il cervello.
Ah! Dimenticavo: per comodità chiamerò “Quella Alice” l’Alice del libro, e su di me…
bah improvviserò qualcosa. Ready?
Go!
Capitolo 1
-Nella Tana del Coniglio-
Parte 1
Tutto inizia con “Quella Alice” seduta in parte alla sorella che legge; se ne sta lì in bilico tra il “che noia” e il “sono stanca”, finché la svolta!
Eccolo: il Bianconiglio. Se lo vede passare davanti e non da nemmeno troppo peso al fatto che l’ha sentito parlare; la cosa che la colpisce è che indossa un panciotto e ha con se un orologio da taschino. Mi pare tutto normale… quindi: perchè non iniziare a rincorrerlo?!
Ovviamente il simpaticone si lancia in una buca sotto ad una siepe… (eh! ti vuoi far mancare qualcosa?)
Ora arriviamo al primo punto di riflessione di questo capitolo:
“…Un attimo dopo Alice si era infilata dietro a lui, senza minimamente riflettere a come avrebbe poi fatto ad uscire…”
“…Alice non ebbe neanche un momento per pensare a fermarsi; e si ritrovò a precipitare giù per quello che pareva un pozzo assai profondo…”
Primo stop di petto!
Affinità con “Quella Alice” prevista intorno al 400%
Ora vi spiego meglio.
Quella Alice alla prima “cosa strana” che vede, ha spento il cervello e si è buttata a missile; 100% istinto. Si è buttata di testa in una buca per rincorrere un coniglio bianco… parlante… con panciotto e orologio da taschino… Se questa non è la metafora perfetta per descrivere ogni volta che mi lancio in situazioni completamente assurde, con tutta la probabilità d’essere pericolose e insensate, io davvero non so cosa lo possa essere.
Alice… Alice cara… in questo siamo proprio sorelle.
Più è assurdo, più è complicato, più è totalmente insensato e pericoloso; più mi vedrete correre ed agire d’istinto.
Mi faccio 8000 domande per tutto: dall’acquisto della carta igienica migliore (perchè ok la comodità ma l’ambiente? Io non posso vivere con i sensi di colpa per un po’ di “Morbistenza”) al “avrò urtato i suoi sentimenti?”. Eppure di fronte a qualcosa di totalmente sbagliato, non mi tengo; e se per caso riesco a resistere inizialmente, è solo per farla ancora più grossa sta cazzata. Insomma: nella buca mi ci butto di testa anch’io, e se per puro caso, mi trattengo inizialmente è solo per prendere la rincorsa.
E quando ci sono dentro con tutte le scarpe e le uscite di sicurezza le abbiamo superate da un pezzo, ecco che mi si riaccende il cervello. “OH CAZZO! Cos’ho fatto?!”
E intanto sono li che cado… Cadiamo insieme Alice, capiamo insieme…
Torniamo a “Quella Alice”:
quello che vi riporto ora succede mentre lei sta precipitando giù nel pozzo…
“…Prese al passaggio un vasetto da uno scaffale. L’etichetta diceva MARMELLATA DI ARANCE, ma con sua grande delusione il vasetto era vuoto; Alice non volle lasciarlo cadere, per paura di ammazzare qualcuno sotto, e fece in modo di posarlo sopra una credenza, sempre durante la caduta. «Be’!» pensava fra sé, «dopo una caduta come questa, ruzzolare per le scale sembrerà uno scherzo! Chissà che diranno a casa del mio coraggio! Non direi una parola nemmeno se cascassi dal tetto di casa!» (e di questo si può star certi) Sarebbe mai finita quella caduta?…”
Alice, tesoro… limoniamo? Anche in questo pezzo il livello affinità Quella/Questa Alice raggiunge un punteggio bello alto. La socia, sta cadendo, non sa se si spiattellerà di faccia, se sopravvivrà se continuerà a cadere all’infinito senza fermarsi mai… e qual’è il suo problema?
“Devo trovare un appoggio per questo vasetto, metti caso che ammazzo qualcuno se lo lascio cadere… Oh cielo, non sia mai!” (libera interpretazione. Come tutto, del resto…)
Eh mia cara omonima immaginaria, ti seguo a ruota. Sì, perchè anche quando sto facendo qualche cazzata, quando sono sotto un treno, quando tutto mi crolla addosso e io con lui, la paladina dell egocentrismo qui presente continua imperterrita nella sua missione suicida: “Staranno tutti bene?” “Posso esserti d’aiuto?” “Resta li, arrivo io, non preoccuparti.”
“Ma figurati, non c’è problema, dimmi tutto. Sono qui.”
Ehi tu che leggi… le riconosci? Per caso, te ne ho mai rifilata una?
Questo è uno dei miei "grandi problemi”:
anche quando dovrei farmi i cazzi miei e pensare a stuccare le crepe dei miei muri, metto comunque sempre prima qualcos’altro. No, non sono una santa, e nemmeno una martire; dietro questa cosa c’è sicuramente qualche granello di bontà d’animo (o per lo meno mi piace pensarlo), ma la “vera verità” è che: se penso a voi non penso a me. E questo, datemi retta, è più facile. Vinciamo entrambi, no?!
Voi ottenete quello che vi serve, io non affronto i miei problemi.
Pensate se “Quella Alice” avesse affrontato la realtà del momento: Sta precipitando; non sa cosa ci sia sotto, se ci sia una fine a questa caduta, se rivedrà la sua famiglia, se… morirà.
Non sa nulla di tutto ciò; ma il problema principale sembra essere dove poggiare quel vasetto per non ferire nessuno.
Se avesse pensato a se stessa vi immaginate queste righe come sarebbero state?
Visto?!
È più facile pensare agli altri.
Anche alla fine quando dice:
“«dopo una caduta come questa, ruzzolare per le scale sembrerà uno scherzo! Chissà che diranno a casa del mio coraggio! Non direi una parola nemmeno se cascassi dal tetto di casa!»”
Io lo leggo come: “Devo sbrigarmi a venirne fuori, qui c’è gente che ha bisogno di me; e dopo questa caduta, eh! nulla sarà più un problema. Ne vengo fuori, non dico niente a nessuno, torno fresca come una rosa e non mi lamenterò mai più di nulla. Tutti penseranno: Cavolo! che top!”
Alì lasciamelo dire: non capiamo un cazzo. (E siamo solo all’inizio…)
Qui poi “Quella Alice” entra in un giro di paranoia pesante. Si fa tutto in trip pensando che sbucherà dall’altra parte del pianeta, dovrà chiedere dove si trova, se in Nuova Zelanda o se altrove; e qui ho trovato un’altra perla
(sparata da un fucile dritta in mezzo ai miei denti)
“… «Però il nome del paese dovrò chiederlo. Scusi, signora, questa è l’Australia o la Nuova Zelanda?»…”
“… «Ma così mi prenderanno per un’ignorante! No, meglio non chiedere; forse lo vedrò scritto su qualche posto.»”
Toc-Toc!
Indovinate chi piuttosto che chiedere aiuto e togliersi un peso, fa da se e si complica la vita? Perchè, se non lo aveste capito, quello che vi ho appena riportato è chiaramente un: “Non posso assolutamente far vedere che ho bisogno d’aiuto, che non so come fare, che non so dove sono. Devo cavarmela da sola.”
Regaz leggete molto attentamente quello che sto per scrivere: Se sentite in qualche modo d’aver bisogno d’aiuto: CHIEDETE AIUTO. Senza “se”, senza “ma”; CHIEDETE AIUTO.
Non fate come le Alici, ci siamo già noi a nuotare in un mare di merda.
Punteggio affinità: livello 2 sbloccato.
...
Quando ho iniziato a scrivere questo primo capitolo, ve lo dico sinceramente: credevo di poter reggere fino alla fine, ma non è così. Stiamo parlando di 5 pagine di capitolo… e in questo momento siamo alla terza facciata.
Probabilmente non vi sembrerà nulla di che quello che ho scritto e probabilmente (anzi sicuramente) c'avete ragione, ma vi assicuro che c’è più verità in queste righe che in anni di discorsi con amici, parenti e pure qualche psicologo; (Sì raga, ho fatto anch’io un paio di gite in terapia) e la verità pesa. Soprattutto quando è messa così nero su bianco e in vetrina.
“Non te l’ha chiesto nessuno”
Sì, esatto; è per questo che lo sto facendo.
E per questo motivo ho deciso che per oggi mi fermo qui.
Ora testa buttata indietro, respiri profondi, un bicchiere d’acqua gelata e si riparte. Sono state quattro ore di scrittura pesante, ma ammetto di essere “quasi felice”.
Piena e vuota allo stesso tempo; non so perchè, ma oggi penso che sia una cosa positiva.
Vabbè se siete arrivati fin qui (oltre alla mia totale gratitudine) vi meritate uno shot. Salute ciurma! Questo lo offro io!




Commenti