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Capitolo 2: Il laghetto delle Lacrime

Capitolo 2

-Il laghetto delle Lacrime-

Parte 2


(Questa “cosa indefinita” che sto per scrivere, la dedico ai miei Topi; quelli che si sono girati anche quando, onestamente, non me lo meritavo. Vi cuoro.)


13 Dicembre 2021 - Brescia/Wonderland

ree

Dov’eravamo rimasti? Quella Alice versione Megazord (raga era gigante), tra un piantino e l’altro, e un

“Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un Fiorino!”

inizia a darci di brutto con le svantaggiate prepotenti. Sventaglia che ti passa Alice!

E sventaglia tu, che sventaglio io, la socia è tornata formato microbo.


Il nostro Ruttino di Dyo preferito, aveva una sola missione: prendere la chiave. L’ha fatto? Ovviamente no!

Infatti la chiave per aprire sta benedetta porta sul giardino awanaganana, è rimasta sul gigatavolo.


In questa parte io e te però siamo diverse mia piccola Alice... Ok, “Quella Alice è una bambina”, direte voi, “nono puoi paragonare le sue reazioni alle tue da 26enne”; posso eccome invece!

(poi che cazzo, il non blog è mio e lo gestisco io. Gne gne gnegnegne)

Paragono le sue reazioni alle mie, senza distinzione d'età; anche perchè come dice mamma: “Alice… tu bambina non lo sei mai stata”.

(E si sa... la mamma ha sempre ragione. Ahimè!)

In fondo però è vero; se mi fossi creata un bel laghetto di lacrime ogni volta che qualcosa non è andato nel verso giusto, ora non avremmo sicuramente carenza idrica nel mondo.

Sarà che piangere non l’ho mai vista come una grande opzione, sarà che non ho mai saputo lasciarmi andare un granché (dici zia?! ma dadi!), sarà che, purtroppo, troppo spesso, ho sostituito le lacrime alla rabbia, al rancore, ai sensi di colpa… Insomma...

Pianti: pochi

Rabbia… altra domanda? Vabbè tutto questo per dire che? Forse è la prima volta (siamo alla seconda parte del secondo capitolo, tesoro, ci vogliamo muovere?!) che le “Alice” viaggiano su due binari opposti.

(o in banchi diversi. Ha-Ha-Ha. Concentrati!)

Lì si piange e ci si dispera, qui ci si incazza e si cercano soluzioni. Spesso… anche all’impossibile.


Alice… Alice… mia carissima omonima… Siamo proprio due rifiuti aerofagici dei divino.


Ma torniamo a Lei.

La porta è chiusa, la chiave è sul tavolo, vogliamo peggiorare la situazione?

Ovviamente sì.

Ecco che la splendida Alice, ci fa un bel triplo tuffo carpiato all'indietro con avvitamento e…


“Ah se non avessi pianto tanto!” disse Alice mentre nuotava in cerca di una sponda. Ecco ora la punizione: finirò annegata nelle mie stesse lacrime!” Proprio allora sentì qualcosa che sguazzava nel laghetto…
… si ricordò della piccolezza delle sue attuali dimensioni, e ben presto vide che era solo un topo, scivolato in acqua come lei.
“Chissà se potrebbe servire a qualcosa ora”, riflettè Alice, “parlare con un topo? Tutto è talmente straordinario quaggiù che se mi rispondesse non mi meraviglierei. Tentar non nuoce, in ogni modo”. E cominciò: “O Topo, sai come uscire da questo laghetto? Non ne posso più di nuotare qua e là, o Topo!”

Ora attenzione! Arriva la parte difficile. (tutto il resto invece l’abbiamo affrontato con serenità, vero?!)

Siamo alla parte in cui, amicici della ciurma, vi racconto una parte di me che non rimpiango, ma della quale non dovrei andarne fiera. In pratica: sto per raccontarvi una di quelle cose che non si dovrebbero dire se non agli amici streeeeeeeetti. (e a volte manco a quelli) Questa è una di quelle cose che, però, puoi tranquillamente raccontare ad un date per chiuderla in definitiva. “Sì, ma… Quindi?”


Imaginatevi la situazione: (perchè a me è molto chiara...) qualcosa nella vostra vita, va improvvisamente storto. Che sia la fine di una relazione, oppure un lutto improvviso, poco importa. Ora pensate alle razioni.

Quando tutto va storto, quando il vostro castello di carta vi crolla sotto i piedi, quando non sapete più cosa fare...

Prima vi ho raccontato che ho sempre pianto molto poco, e che al contrario mi arrabbio spesso. Tutta questa “rabbia”, vi giuro che non mi fa trasformare in baby Taz che fracassa cose; piuttosto fracasso persone e me stessa; ma non in senso fisico. (oddio a onor di cronaca qualche cedro al muro e qualche schiaffone sono volati, eh!). Non parlo di reazioni fisiche, quando più, di quelle "emotive".

Mi spiego meglio… (sì, ma ti prego spiegati per davvero che non si capisce un cazzo!)

Quella Alice sta nuotando nel laghetto delle SUE lacrime, è stanca e cosa fa?

Chiede aiuto al topo.

“O Topo, sai come uscire da questo laghetto? Non ne posso più di nuotare qua e là, o Topo!”

Io, come lei, ho chiesto aiuto ai topi… non così direttamente, però.

(ora mi rendo conto che sarà veramente brutta ‘sta cosa per come la sto mettendo giù, ma… deve esserlo)


Mi sono servita dei topi, senza mettere le cose in chiaro. A volte per distrarmi e non pensare ai mie casini; altre volte, invece, l’ho fatto per rabbia. Trasformandomi così nel mio peggior nemico. Mi sono avvicinata ai topi; mi sono lasciata avvicinare dai topi, solo per non pensare.

Per distrarmi. Per evadere.


Ma chi sono questi topi? Sono tutte quelle persone che non mi sarei mai cagata di pezza, uomini/donne/conoscenti e non. -Quello che sai che hanno una cotta per te, e decidi di usarli perchè:

se prima eri un “chiodo” ora vuoi essere il “martello”.

-Quella che ti fa salire il latte alle ginocchia ogni volta che apre bocca, ma…

“Ehi! Non ho cazzi di stare in casa, usciamo?”

-Quelli che ti vogliono bene, ma bene veramente.

-Quelli che hanno tutte le carte giuste per poterti stare vicino.

Quelli… proprio quelli da cui, appena te ne accorgi... appena t’accorgi che potrebbero

vedere mezzo lato scoperto, loro. Quelli da cui scappi. Senza lasciare traccia.

Persone.

I Topi erano persone.

I Topi sono persone.

E io li ho usati. Tutti.

Li ho usati per uscire dai miei casini. (Spoiler: non funziona) Questa fase, di solito, (sì non è stata UNA fase, ma UNA DELLE)

l’affronto con i “sentimenti in off”. Ormai dovreste saperlo, (o comunque se siete disgraziatamente ancora qui, credo che sia perché mi conoscete un pochino) io m’ammazzo di sensi di colpa.

Come avrei mai potuto fare una cosa simile senza “spegnere i sentimenti” e rimandare tutto al “quando c’avrò sbatti”?! Comunque... ogni volta andava sempre peggio. Più stavo demmerda, più facevo danni alle persone. Più facevo danni, più spegnevo tutto. Più spegnevo tutto, più diventava difficile riaccendere qualcosa.


E qui arriva Carroll, che scrive una cosa che mi ha fatto ripensare alla prima volta in cui mi sono accorta, seriamente, dei danni che stavo facendo ai miei “topi”. Quella Alice (non so in che trip) si convince che il suo topo parli francese… Gli rifila l’unica frase in francese che conosce;

che se per me è: “Voulez vous coucher avec moi?” (vi sento!),

per Quella Alice era “Où est ma coatte?”.

Parlare di gatti con un topo… gran mossa!

Il Topo spiccò un balzo improvviso fuori dall’acqua e parve scosso da tremiti di paura. “Oh, scusami tanto!” si affrettò ad esclamare Alice, temendo di aver offeso la povera bestiola. “Adesso non pensavo che non ti piacciono i gatti.”
“Che non mi piacciono i gatti!” gridò il Topo con voce stridula e piena di passione. “Perchè a te piacerebbero al posto mio?”
“Be’, forse no” disse Alice, conciliante. “Non ti arrabbiare…”

Anch’ io ho parlato di “gatti” con alcuni dei miei “topi”. L’ ho fatto con la stessa nonchalance della zia qui sopra.

Si trattava di “un insegnante di tromba”, uno di quegli “amici speciali”; o per lo meno... per me era molto chiaro che la situa fosse quella. Indovinate?!

Per lui no; per lui stavamo insieme (ancora mi domando come potesse pensarlo, ma ok!)

Il mio “Où est ma coatte?” in quel caso è stato un bastardissimo: “Il mese di prova è finito, e non rinnovo il contratto”.


E se secondo voi non potevo fare peggio, vi regalo quest’altra “perla”...

- Ma io TI AMO. Alice, cazzo! IO-TI-AMO"

E se il cervello dice “Fai piano... con cautela... fai la brava...”

la bocca ha detto: - GRAZIE.

Per poi sparire per sempre nell’ ipervaffanculoAlice.


Non mi ha più rivolto la parola.

Anche adesso, dopo anni, se ci incrociamo casualmente, non mi guarda in faccia.

Avete presente la scena in cui Bart fa vedere a Lisa il video in cui spezza il cuore a Raph?! “Guarda, Lisa! Mettendo in pausa al momento giusto si può vedere il momento esatto in cui gli si spezza il cuore!”

Me lo ricordo così.


C’ho messo un po’ eh, ma mi sono sentita 'na merda totale.

Anche se, ad essere onesti, per parecchio ho pensato che il suo “star male” fosse “solo colpa sua”.


E giù di sensi di colpa. Accendi - Spegni

Accendi - Spegni

Accendi - Spegni Tanto che a furia di Accendi - Spegni like vero tecnico IT, credo che qualcosa si sia bruciato definitivamente. Credo che certe cose non le recupererò più. Il senso di colpa non ti molla; la fiducia sì. (sia quella in te stesso, che quella per gli altri)

"E ora?"

Ora mi faccio le pare per qualsiasi cosa.

Ah, se ve lo steste chiedendo... No, non ho smesso con i Topi; ho cambiato strategia. Ora lo dico da subito. Hai presente la tinderata che post scopata sbologni con un:

“Scusa eh, ma penso ancora alla mia ex…” che suona più falso delle monete da 3€?


(Che poi raga, beve pausa seria; ma seriamente?! Vi giuro che se ve la diamo alla prima uscita e ci siamo matchai su Tinder, di sicuro non mi aspetto che tu divenga il padre dei miei figli. O COMUNQUE NON LO SPERO. Quindi scialla e usate tutti i DPI del mondo. Anche il cellophane per le cazzate, ad esempio)


(Dicevo?)

(Sì, la tinderata sbolognata con la frase ad effetto.) Ecco, se prima “facevo così” (non è questo il mio modus operandi, specifico perché nono si sa mai) ora ti dico da subito “Ciao, scopiamo che non ho cazzi di pensare a nulla e poi sparisco; ci stai?”

(Avvocato, ammetto che una cosa del genere l’ho pure detta, ma so usare anche altri termini; a volte. Vabbè era il momento INTERNETVERITÀ, no?!)


Insomma ciurma, mi sembra un buon compromesso…

"Funziona?"

Mmmh…

Accendi-Spegni

Accendi- Spegni

Acc…


Ma torniamo a Quella Alice e al suo Topo, che qui si sta facendo lunghezza e sto delirando...


L’amica ha fatto un bel casino, ha pure rincarato la dose parlando di cani…(feel you sis) e, giustamente, il Topausen se ne vuole andare. Se ne sta andando, ma... La nostra wonderful Baby Birba se ne esce così:


Così lei lo richiamò sommessamente: “Topo caro! Torna, ti prego, e non parleremo più né di gatti né di cani, se non ti piacciono!” Quando il Topo la sentì, fece dietrofront e tornò nuotando lentamente verso di lei: il suo volto era pallidissimo (d’ira pensò Alice), e disse con voce bassa e tremante: “Andiamo a riva, e poi ti racconterò la mia storia, e capirai la ragione del mio odio per cani e gatti”. Era proprio tempo di andare, perché il laghetto si stava riempiendo di una folla di uccelli e di altri animali che c’erano caduti dentro: c’era un Anatra, un Dodo, un Pappagallo, e un Aquilotto, e molte altre curiose creature. Alice si mise in testa, e tutto il gruppetto guadagnò a nuoto la riva.

E qui cosa vi voglio dire amicici?!

Capita di sbagliare.

Capita di VOLER sbagliare.

Capita di lasciar andare le persone giuste per paura di soffrire.

Capita di fare del male.


Capita.

A volte lo facciamo capitare.


Io l’ho fatto; e per questo, dovrò convivere con parecchie sacchettate di merda.

Eppure ho imparato che ci sono persone, che quando le stai lasciando andare, alla prima mezza frase detta con sincerità, fanno dietrofront e tornano a prenderti nel tuo laghetto di colpe, casini e disagi.

Loro ti tireranno fuori.


Sono quelli “che sanno”. Quelli che la sportina di merda l’hanno portata a loro volta e sanno quanto pesa. Sono quelli che nel laghetto hanno imparato a nuotarci, ma non sono nati con le branchie. Questi Topi, sono gli AMICI. Quelli veri.

Quelli che ti danno l’occasione di guardarti indietro a tua volta e dire: “Ah aspetta… vediamo se posso aiutare qualcuno anch’io. Il casino ormai l’ho fatto, ma se ne esco io… possono farlo anche gli altri.”

Io ai miei “Topi” devo dire un “GRAZIE” grosso almeno come il mare di cazzate che ho fatto fin’ ora.

Grazie per avermele fatte pesare.

Grazie per avermi presa a testate quand’è servito. (sì, è successo)

Grazie per esservi girati prima di andare. Grazie per aver capito.

Grazie.


E se sei arrivat*31# fin qui...

(no vi giuro con ‘sta cosa degli asterischi ecc non so come regolarmi, perdonatemeh se vi va, altrimenti… se semo capiti)

Grazie anche a te. Ora vai a fare qualcosa di divertente.

(Oppure insultami nei commenti. Se ti aiuta, va bene ugualmente)

Ciao Ciurma

1 commento


jacobthegreat
13 dic 2021

Citerò il mio autore preferito, Stephen King:


Tutti facciamo ciò che possiamo e dobbiamo accontentarci. E se non ci basta, dobbiamo rassegnarci. Ma nulla è perduto, nulla che non possa essere recuperato.


Tornano i topi, ma solo se gli permetti di farti ritrovare.


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