Capitolo 3: Una Corsa Elettorale e una Lunga Storia
- Non quella Alice
- 15 lug 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Capitolo 3
-Una Corsa Elettorale e una Lunga Storia-
Parte 2
Non provo nemmeno a giustificarmi questa volta.
Ma ci tengo a dire, giusto per essere corretta verso quella me che le cose se vuole le fa, che avevo finito di scrivere questa seconda parte il mese scorso; poi ho lasciato scadere l'abbonamento al sito e, va beh non c'ho avuto cazzi di rinnovarlo. Sono passati mesi, le situazioni cambiano, ma guarda caso quello che racconta questa Pt.2 resta sempre un evergreen del "magico mondo di Non Quella Alice".
Si parte
15 Luglio 2022 - Brescia/Wonderland

"Ma chi li da i premi?" rispose un coro di voci. "Lei, naturalmente"
Naturalmente, Alice, naturalmente...
Leggere quel "naturalmente", la prima volta, mi ha spezzata.* Ho riletto il capitolo; arrivo al "Lei, naturalmente", e mi arriva di nuovo una manata dritta dritta sullo sterno. "Devo leggerlo di nuovo. Devo capire"
e di nuovo... "...naturalmente". Chiudo. Respiro.
Tolgo lo spillo al cervello, e che inizi lo show dell'overthinking.
(campioncina interparrocchiale dal 1999)
Inizialmente me la prendo con il Dodo; dolce tesoro, ma se la brillante idea di dare dei premi a tutti quanti è stata tua, mi spieghi per quale motivo, il sasso di Matera, lo devi sbolognare ad Alice? Non potevi semplicemente limitarti a dichiarare chiusa la corsa?
Alice, sei pronta per altri punti affinità?
Alice non aveva idea di cosa fare, e nella disperazione si mise una mano in tasca estraendone una scatola di canditi, che distribuì come premi. Ce ne fu precisamente uno per ciascuno.
Problem solving over 9000!
Tralasciando il fatto che dei canditi me ne sarei liberata volentieri anch'io in 0.2", c'è da dire che la ragazza ci sa fare. Non sa dov'è, non sa perché improvvisamente gli animali parlino, organizzino corse e le chiedano di risolvere problemi; considerando che è tutto assurdo e non sa quanto durerà, privarsi dell'unica fonte di "cibo" al momento disponibile per assecondare una premiazione di una corsa nella quale è stata coinvolta senza rendersene conto, beh, mi pare una mossa geniale.
Eppure, mia cara, anche questa volta, siamo tanto simili.
Sì, perché privarsi di qualcosa: che siano cose materiali, spazi o tempo poco importa, per metterlo a disposizione degli altri, sembra riuscirci veramente bene. Prima gli altri; poi, se avanza qualcosa, ma proprio dopo che sono passate pure le formiche e gli scarrafoni, tocca a noi.
Lo sappiamo solo noi quante volte ci siamo, a volte volutamente, altre un po' meno, "sacrificate per il benessere di qualcun altro"
A volte mi chiedo cosa ci spinga ad essere così.
Oggi un'amica mi ha detto:
"Tu hai un cuore così grande che vorresti tanto bene a 'chiunque'"
questa cosa mi sta rimbalzando in testa dalle 8 di questa mattina.
Così mi sono chiesta: "E se, anche, avere un cuore grande, fosse un difetto?"
(per carità, in medicina lo è sicuramente, ma non la prenderei dal lato fisico)
E se in effetti fosse proprio questo "cuore grande" a metterci in queste situazioni? Attenzione: tutto quello che ho fatto nella vita, anche per le persone che si sono rivelate le più sbagliate alle quali donare anche un singolo pezzetto della propria esistenza, le ho fatte sempre perché in quel momento volevo farlo; ci credevo. Non ho mai vissuto nulla come una rinuncia; non mentre ero dento le situazioni. Non sul momento. Questo anche perché, mi crea più sbattimento pensare che "non ti sto aiutando" piuttosto che farmi in 4 per risolvere il problema; i famosi "sensi di colpa". Sono quel tipo di persona che se ha 5, trova il modo di darti 500; senza mai chiedere nulla in cambio o aspettarsi qualcosa da te.
"E dove ti ha portato tutto questo?"
Dobbiamo essere onesti, giusto?! Be', onestamente, spesso mi ha portata ad un gran senso di vuoto.
A volte mi ha trascinata in totale solitudine; mentre altre volte, forse le peggiori, sono arrivata a pensare, non solo di non essere "abbastanza", di "non aver fatto abbastanza", ma soprattutto di non poterci arrivare mai. Questo perché ad avere un "gran cuore", senza sforzo, si compiono azioni enormi, si danno attenzioni agli altri che spesso non hanno mai ricevuto, eppure, ci si abituano con una facilità disarmante.
Penso a quanti amici sono spariti nel nulla alla prima mancanza d'attenzione, a quante persone si sono dimenticate di me, dopo aver preso tutto quello che c'era da prendere (sempre secondo loro).
Anni fa, per esempio, ero infilata in una relazione che ad un certo punto poteva tranquillamente essere descritta come "dispenser". Arrivava, prendeva quello che gli serviva, attenzioni, favori, incoraggiamenti, risoluzione dei problemi, sesso, e poi... com'era arrivato, ripartiva. Chiudeva la porta e... puff! Sparito. La cosa peggiore? Ogni volta che tornava, io ero lì.
Il vuoto che lasciava me lo ricordo bene; e il senso d'inadeguatezza, mi è rimasto addosso da allora.
Non credo d'aver incontrato più nessuno così; ma il rischio, per chi ha un "cuore grande" è di cascarci ancora.
"Quindi dove ti porta avere un 'Cuore grande?'"
Ti porta a dover prestare attenzione a chi lasci avvicinare, ti porta ad essere spesso sospettosa di chiunque, ti porta ad essere spesso sola con i tuoi pensieri.
Ti porta ad essere la persona perfetta per tutti, ma mai "abbastanza" per nessuno; il che, concedetemelo, a volte, odora d'assurdo.
Ma non importa, perché ad un certo punto incontri, incontrerai, non "chi è disposto a restare", ma "chi vuole restare". Chi vede in te qualcosa di speciale, chi riconosce quel "gran cuore", chi, all'idea di perderti, proprio non ci sta. (e questo vale sia in amicizia che negli affetti)
E, quel "qualcuno", potresti essere tu stesso; solo che ancora non lo sai.
Ma torniamo a "Quella Alice", che, dopo aver spartito i canditi a tutto il cucuzzaro, sente:
"Ma anche lei deve avere un premio!" disse il Topo. "Certo", rispose il Dodo "Che altro hai in tasca?" continuò, rivolto ad Alice. "Solo un ditale", disse triste Alice. "Dài qua", disse il Dodo E di nuovo si affollarono tutti intorno a lei, mentre il Dodo le consegnava solennemente il ditale, dicendo: "Ti preghiamo di accettare questo elegante ditale". Al termine di questo breve discorso tutti applaudirono.
Ok. Qui serve respirare forte.
Quando ho letto questa parte del capitolo, ho sentito crescere in me, rabbia, delusione ed un certo livello di "schifo" che non so se riuscirò a spiegare nella maniera corretta. Fatto sta, amicici, che quello che si legge in queste poche righe, quando lo vivi nella vita reale (e non parlo di Dodo e Topi parlanti che ti premiano con il tuo ditale) è qualcosa di allucinante e a tratti tossico. Pensate ad aver appena dato tutto; ad aver assecondato tutte le richieste. Siete stanchi, ma avete finito. Avete fatto tutto. Ora c'è quel piccolo momento di vuoto, quello in cui tiri il fiato e pensi che è andata.
Ecco, ora immaginate che a metà respiro, quando avete raccolto più fiato possibile, qualcuno venga a prendervi anche quello. Se lo prende; lo porta via.
Vi sta strappando l'unica cosa che avevate in quel momento.
E poi, proprio mentre vi state guardando in torno per capire cosa fare, perché, di quel respiro, voi ne avete bisogno, ecco che torna. Ve lo consegna. E vi dice pure "Congratulazioni, te lo sei meritato".
Ora capite perché rabbia, delusione, e schifo mi sono saliti al cervello alla velocità della luce? Sembra assurda una cosa del genere, completamente senza senso; eppure vi garantisco, che di situazioni così ne ho vissute parecchie.Di persone del genere, ne ho incontrata qualcuna; e ancora mi chiedo cosa ci sia dietro tutto questo. Quale bisogno li smuove, per me resta un mistero.
Ad Alice tutto ciò pareva assolutamente assurdo, ma gli altri avevano un'aria tanto seria che non osò ridere; e non sapendo cosa fare, si limitò a fare una riverenza e a prendere il ditale, con l'aria più solenne che potè
Ed in effetti, se ci penso bene, di fronte a tutto ciò, l'unica è prenderla così. Fingere. Assecondali per quel poco che serve; così saranno contenti e passeremo oltre. Livello successivo. Per il momento, però fermiamoci qui. Anche questa seconda parte è decisamente carica di significati e di spunti di riflessione. Pazzesco come all'inizio di tutta questa cosa, mi chiedessi se avrei mai trovato qualcosa in comune con Quella Alice, qualche appiglio per un confronto; mentre ora sono più le volte che mi devo ripetere "taglia Alice! taglia!"
Non so quando sarà, ma... Alla prossima
Capisco ogni singola sillaba e credimi, vorrei abbracciarti. Anche se di solito quelli che lo fanno poi non vedono l'ora di staccarsi.
Dai mille, ricevi zero.
È sempre così, e quando capiscono che merde sono state a trattarti male, preferiscono restare sulle loro posizioni piuttosto che fare un passo indietro e scusarsi per il male che ti hanno fatto.
Davvero, ti capisco. Mi succede da anni, da tantissimo, da sempre.