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Capitolo 5: I Consigli di un Bruco

Parte 2 22 Settembre 2023 - Brescia/Wonderland


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Avevo detto "domani parte 2", diciamo che è stato un "Domani" molto relativo... La vita è una corsa ad ostacoli continua, e a volte, quando gli ostacoli non sono sulla tua pista, "capita" di aiutare qualcun altro a superare i suoi.


Vabbuò! Partiamo!











Quella Alice si aspettava un proseguo del discorso del Bruco. Ottenne del silenzio. Ad un certo punto (probabilmente scoglionato, poi vi spiego perché) il Bruco scese dal fungo e allontanandosi disse ad Alice:

«Da un lato ti farà crescere, dall’altro ti farà diminuire» «Un lato di che? Un lato di che?» «Del fungo»

Avete presente quella del “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”? Ecco.

In questo momento, Alice, non vuole sentire. Non le interessa sentire, figuriamoci Ascoltare (che è ben diverso). È giusto così. Deve fare il suo cammino, il suo percorso, i suoi sbagli. Deve arrivarci da sola. Al Bruco, non resta altro che “darle quello che vuole”. Una scelta. Pensi che essere “di statura normale” sia l’unica cosa che ti possa rendere felice adesso? Tieni! Lì c’è il fungo. Da un lato cresci, dall’altro diminuisci. Cresci. Scelte. Anche questo passo è molto intenso. Qualunque scelta tu vada a fare, ci sarà un cambiamento. Non è detto che sarà quello che desideri, come lo immagini; che sarà la “scelta giusta”. Cosa vuoi? Crescere? Allora prova. Fai la tua mossa. Buttati e affronta quello che verrà.


Alice, infatti, (in angoscia totale) strappa un pezzo da entrambi i lati. Prova il primo e…


Un attimo dopo sentì un colpo violento sotto il mento… Un mutamento tanto rapido la spaventò assai… Diminuiva Si affrettò a mangiare un po’ dell’altro pezzo. «Ho la testa libera, finalmente!» Disse Alice in tono giulivo, che però si mutò in allarme un momento dopo, quando scoprì che le sue spalle si erano rese irreperibili: quando guardò in basso, tutto quello che riuscì a vedere fu un collo di lunghezza smisurata che si ergeva come un gambo sopra un mare di foglie verdi giù sotto di lei.

Che casino Alice.

Tutta questa furia per essere “normale”… come ti capisco. Nel tentativo di raggiungere quel “normale” diventiamo quello che non siamo. La parte peggiore? Non andrà mai bene. Ne che tu sia te stessa, ne che provi ad essere quello che vogliono gli altri. Allora qual’è la soluzione? Non credo ci sia una vera soluzione, posso solo dire quello che mi fa star bene ad oggi. Se proprio devo “far fatica”, faticherò per essere me stessa al 100%. Se mi daranno contro, lo faranno perché sono io. Se non mi apprezzaranno, non apprezzeranno la vera me, non quella che ho provato ad essere per accontentare qualcuno. Perché sapete il rischio qual’è? Non solo di non ritrovare più se stessi, ma di sentirsi sempre e costantemente inadatti. Inadatti per chi? Per cosa? Gli unici a cui dobbiamo render conto di chi siamo, siamo noi stessi (e a volte la legge, ma queste sono piccole formalità)


A questo punto del capitolo arriva un altro bombone; e a lanciarlo è Piccione. Questo arriva e si mette a strillare contro Alice dandole del “Serpente”


«Serpente!» Strillava il Piccione. «Non sono un serpente!» disse Alice, indignata. «Lasciami in pace!» «Serpente, lo dico e lo ripeto!» ripetè il Piccione. «Le ho provate tutte, ma a quanto pare non sono mai contenti!»«Non ho la minima idea di che cosa vai dicendo» «Ho provato le radici degli alberi, e ho provato le sponde, e ho provato le siepi, ma quei serpenti! Non c’è modo di contentarli!»

(Devo aggiungere altro?)


A questo punto parte tutto un dibattito fra Alice e il Piccione. Lui l’accusa di essere un serpente, lei si incazza perché “non è vero!”

Non è forse un’ottima metafora per ricordare che nonostante i mille cambiamenti, i mille tentativi, “qualcuno” ci accuserà sempre di essere qualcosa che non siamo? Quando ci incazzeremo con quei “qualcuno”, inizierà a farsi largo nei meandri del nostro Io, che in realtà siamo incazzati con noi stessi. Perché sì, in fondo hanno ragione loro. Non siamo quello che vedete al momento; ma non perché non vada bene a voi, ma perché abbiamo cambiato noi stessi pur di piacere, pur di farci accettare, pur di essere “normali”.


Il capitolo si chiude dopo questo scambio, con un’ Alice che si ricorda d’avere ancora un po’ di fungo tra le mani; e barcamenandosi tra dosi alla Heisenberg, raggiunge una stature che Lei reputava Giusta. Era finalmente giusta per Lei. Badate bene: PER LEI. (Passiamo alla prossima diapositiva alla Alessandro Borghese… ribaltiamo il risultato!)


Da tanto tempo non era nemmeno approssimativamente delle dimensioni giuste, che in principio provò una sensazione piuttosto strana; ma ben presto si abituò, e si mise a parlare fra sé come al solito: «Ecco, ora sono a metà del programma! Come ci si confonde con tutti questi continui mutamenti! Non so mai cosa sto per diventare, da un momento all’altro! Comunque sono tornata alle mie dimensioni giuste: ora bisogna entrare in quel bel giardino… come farò mi domando?» Così dicendo, si trovò d’un tratto in una radura, che conteneva una casina alta all’incirca un metro e venti.«Chiunque vi abiti, non sarà certo il caso di presentarsi con questa altezza: dalla paura uscirebbero di cervello!» Perciò si rimise a mangiucchiare il pezzetto che aveva nella destra e non si avventurò nella casina finché non ebbe ridotto la sua statura a circa venti centimetri.

Come direbbe un “famoso filosofo” dei tempi moderni (se ne avesse ancora la possibilità) “Se non smadonno, guarda!”

Tutti i sacrifici fatti fino ad ora per essere finalmente Giusta; giusta per se stessa. Era una strana sensazione ma era bello. Eri finalmente Tu. Poi, di nuovo, la solita routine: gli altri. Non possiamo spaventare gli altri. Dobbiamo cambiare. Cambiare di nuovo per non essere fuori luogo. Maschere per nascondere i nostri casini; tenerli lontano dagli altri. AAAAH MANNAGGETTA ALICE! Lo so, lo so… l’ho fatto tante volte anch’io… Lo capirai a tempo debito. In fondo, siamo solo al capitolo 5…


Eccoci. Anche questo è andato.

Comunque, ehi! Alla fine di tutto, ciurma, posso dirvi una cosa? Questo capitolo è stato un altro piede fuori dalla comfort zone. Mi faceva paura affrontarlo. Lo dico sinceramente. Vi confesso, ad oggi, che è stato liberatorio. Mi auguro che possa aiutare qualcuno come ha aiutato me. E se non lo farà, andrà bene lo stesso. Per me, per voi che leggete, e per chi sarà ancora in alto mare. Andrà bene (anche se ora non lo volete sentire). Respira.

Ancora una cosa: siamo artefici del nostro destino. Se dove siamo, non stiamo bene e vogliamo realmente stare bene (non parlo di felicità, è più complesso quel oche intendo), dobbiamo alzare il culo e andare via. Andare verso quello che ci fa stare bene. Andare verso il "sentirsi se stessi", completi, VIVI. Fidatevi, è davvero meno complesso di quanto si creda. Vai e vivi la vita che vuoi vivere. Allontanati dalla negatività e impara ad amarti.

Alla prossima (che come al solito, non so quando sarà… ma sarà.)


Hai un cuore enorme Alice, non lasciarti spegnere.



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