Freno a mano e false partenze
- Non quella Alice
- 12 ott 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 10 nov 2021
12 Ottobre 2021 - Brescia

Se fossimo in una serie Tv, questo sarebbe lo spazio dedicato al:
“Un mese dopo…”
Comunque sia, il concetto è lo stesso; è passato un mese dall’ultimo post e credo sia il momento giusto per tirare le somme.
Potrà sembrare assurdo, ma l’ultimo mese è stato così intenso, che mi sembra sia passato un anno. Eppure non è successo nulla d’ eclatante: niente vittoria al Superenalotto, nessuna digevoluzione in Megan Fox (cojona io che ancora ce spero) e della villa a Bali donata dallo sugar Dady inesistente, non c’è traccia.
Quindi come si spiega, che se guardo a Luglio/Agosto (o peggio ad un anno fa) non mi trovo?!
Ma all’atto pratico cos’è successo? Cos’è cambiato?
Ho ”semplicemente” tirato il freno a mano.
Mi sono fermata; e l’ho fatto sul serio questa volta.
Un mese fa vi parlavo di un “cammino”, l’ho fatto in senso metaforico; ma siccome le cose semplici non mi piacciono, per intraprendere un ”cammino metaforico”, mi serviva un “cammino vero”.
Perciò zaino in spalla, scarpe allacciate, sacchettate di Madonne da tirare ogni 500m, e sono partita.
”Via degli Dei”, la chiamano così probabilmente perchè li nomini tutti senza saltarne nemmeno uno e senza perderti nessun pantheon. Dagli dei greci a quelli egizi, passando per romani, indiani e norreni. Insomma: 158 km, 28 in più di quelli prestabiliti da ogni mappa esistente, ma se uno è bravo… si perde comunque. (perchè Ruttodidio una volta, Ruttodidio pessempre)
Dicevo: 158km, 6 giorni tra gli Appennini tosco-emiliani, telefono che prende 20/100 (la disconnessione quasi totale è stata la motivazione principale alla scelta della via).
Tratte di 4/5km di faggete infinite, rimani tu e il bosco… non hai nulla da fare, devi “solo” camminare, guardarti intorno e, dopo le prime ore di adrenalina, non ti resta che darti da fare e aprire i cassetti del sarcofago interiore, quello nascosto nella piramide nel deserto.
Tocca approfittare di questi momenti, anche perchè poi sono una serie di salite e discese d’una pendenza inenarrabile, e devi scegli come usare l’ossigeno.
Insomma o cammini e spolmoni, o ragioni; entrambe le cose non puoi farle.
Così, il mese scorso, ho tirato il freno a mano; e cazzo se mi serviva!
Quando fai un cammino, ti alzi la mattina e l’unico pensiero che hai è... camminare.
Improvvisamente i cazzi che hai a casa non ci sono (non c’è campo), il lavoro è in stop forzato (non c’è campo), le relazioni tossiche non possono raggiungerti (non c’è campo), gli ex di qualunque forma/dimensione non possono raggiungerti (li abbiamo sotterrati nel campo. Scherzo Signora Polizia, si naviga di metafore da ste parti). Insomma: quello che le persone normali fanno alle terme, belli spaparanzati e rilassati, io l’ho fatto sudando e spaccandomi i piedi di vesciche partendo da Bologna ed arrivando a Firenze a piedi. Attraversando tutti i: “Ma sei sicura?”, “Credi davvero di farcela?”, “Hai una settimana di ferie e la butti così?! Tu non stai bene”. Esatto!
Io non stavo bene, non sto bene, ma ora sto meglio.
Ho aperto dei cassetti, li ho svuotati e ho scelto consciamente di guardare ciò che contenevano. Qualcuno l’ho richiuso lasciandolo esattamente come l’ho trovato (6 giorni sono pochi per affrontare tutto), altri si sono alleggeriti, altri ancora, adesso, sono vuoti; per davvero.
Ho riletto quelle pagine strappate che ho finto di dimenticare per anni
(chi mi conosce, sa che ho una memoria parecchio muscolosa. Solo quella). Questa fase è pari alla fase “Shottini di consapevolezza” di qualche mese fa, solo con gli steroidi.
Parlando da “adulti”, la definirei “Presa di coscienza” e, lo dico con tutta la la tranquillità del mondo perchè penso di meritarmelo, ”CORAGGIO”.
Coraggio.
Lo stesso coraggio che non ho avuto per anni, è venuto fuori facendo sta sfacchinata infinita nei boschi.
Ciurma! per la prima volta nella vita ho sentito di NON aver fatto una cazzata.
Come “prima cosa che faccio totalmente per me”, ammetto, che non potessi fare scelta migliore.
Mi sono messa alla prova su tutti i fronti: dal lato fisico, al fottutissimo lato emotivo, e cazzo ormai lo sapete quanto questo mi costi.
(anche dalla non costanza con la qualche scrivo qui s'è capito, no?!).
Eppure non è stato tutto “rose e fiori”; c’è stato un momento, un momento preciso; quello chiave di tutto sto cammino, quello che pensavo sarebbe arrivato a cannone una volta lanciato lo zaino a terra all’arrivo ufficiale in Piazza della Signoria.
Il momento in cui ho effettivamente tirato sto benedetto freno.
Il momento in cui ho smesso di respirare.
L’ attimo in cui mi sono accorta d’essermi risposta senza giri di parole, senza mentirmi, senza doverci ragionare. Sincera, spontanea, vera 100%.
La domanda?
”Perchè non sei felice?”
La risposta?
”Perchè non lo merito.“
Arresto totale.
Ripeto:
"Perchè non lo merito"
Forse per chi legge, questa non sarà chissà quale svolta inaspettata, forse per voi non sarà una doccia fredda, forse starete pensando: "Va beh, ma mica dice sul serio, in fondo mica ci crede"; se così fosse, vi sbagliate. Vi sbagliate di brutto. Lo credevo veramente; l'ho creduto per anni. (e qualche strascico c'è ancora non lo nego)
Tornando a quel momento:
immaginatevi una ragazza di 25 anni, cuffie nelle orecchie, 10kg di zaino sulla schiena, al 3° giorno di cammino, piedi fracassati dalle vesciche, ma che comunque ride e scherza come se nulla fosse. Vi aspettereste la stessa risposta?
Ora immaginatevi che mentre cammina e in cuffia sta ascoltando "Requiem - Blitzen Trappen" con un sorrisino che maschera le madonne che tira ad ogni passo, le si spiattella in faccia il "Perchè non sei felice?".
Quando mi sono resa conto di non essermi risposta il solito "ma io sono felice!" dal tono scocciato da questa "assurda insinuazione", mi sono bloccata.
Ho inchiodato fisicamente.
Non un passo, non un respiro.
Qualcosa all'altezza dello sterno mi faceva male, male forte... e non era una fitta.
Freno a mano.
Riprendere a camminare non è stato semplice; c'è voluto un calcio in culo chiamato
"Se non ti rimetti a camminare dormi nel bosco e ti sbranano i cinghiali".
(mica male come motivazione, no?!) Il resto della giornata l'ho dedicato al rispondere alle 8000 domande conseguenza di quel "non lo merito".
Le risposte me le sono date, me le sto continuando a dare in realtà. Anche se ci sono giorni, come oggi, in cui mi dimentico. Perdo il filo dei "perchè" e tutto l'impegno di quel giorno sulla Via degli Dei, sembra solo una falsa partenza.
Diciamo che fortunatamente ci sono degli occhi che ci vedono bene e delle orecchie che sanno ascoltare vicino a me e che, soprattutto, sanno rimettermi in carreggiata.
Di "Perchè" ai quali rispondere ce ne sono ancora a bizzeffe.
Pericoli in vista: circa 2000.
Possibilità di perdere il focus: continua ed altissima. Eppure se ci penso bene, tutto questo mi sembra comunque una vittoria; e non di quelle piccole... direi: discreta.
Tirando le somme di tutto sto pippozzo, nonostante la giornata no, nonostante la mole di lavoro allucinante che devo continuare a fare su di me, nonostante tutto quanto; penso oggettivamente che quello stop ci sia stato. La botta s'è sentita; e mi serviva.
Mi sono fermata. Tutto quello che ho combinato da un mese a questa parte, non la vedo più come "una falsa partenza" (non sempre per lo meno), è stata una partenza vera e propria; e come tutti i viaggi è fatta di salite, discese e di strade sbagliate.
La meta è importante, non perdere di vista l'obiettivo lo è ancora di più, ma c'è una cosa che credo batta tutto: le strade sbagliate le puoi evitare se viaggi cartina alla mano, ma se la riponi nella tasca per qualche istante e ti lasci trascinare perdendoti nei paesaggi e godendone a pieno per poi riprendere la strada corretta, anche le "strade sbagliate" diventano un po' "meno sbagliate" e ti regalano qualcosa che prima non avevi: consapevolezza e libertà.
Oggi ho tirato fuori la cartina dalla tasca... di nuovo.
Anche oggi, in fondo, è un buon giorno; e qui si continua a camminare. Ieri, oggi, domani...
Buon camino.
...
Ah! di lacrime ancora non se ne parlava... fino ad oggi. Oggi è diverso. Ne sono scese 3.
Sto bene. Credo. Chissà.
Scrivi bene.
Fallo spesso