top of page
  • Facebook
  • Instagram

Piena di vuoto

Aggiornamento: 13 lug 2021

-PESO SPECIFICO DEL VUOTO-

24 Maggio 2021 - Brescia



Ok.

Un respiro profondo.

La porta si chiude. Tre giri di chiave. Gli occhi stranamente chiusi.


Sì lo so, non ha senso

È casa mia di cosa dovrei aver mai paura?

Eppure non riesco a girarmi. Resto immobile ad occhi chiusi con la mano sinistra ancora sulla maniglia. “Ma di che ho paura?”


Paura… paura… In realtà non è paura, è… vuoto.

Parliamo sempre di “paure”, “ansia”, “rabbia” ecc...

Ma… i vuoti? Come la mettiamo con sti maledetti vuoti?

Come si affronta qualcosa che non si sente?

Come si affronta qualcosa che non ha nome? Come si affronta qualcosa che non sai da dove e perché arriva? Come si affronta qualcosa che non guarda in faccia le emozioni?

Puntuale: come un orologio svizzero. Che tu sia felice, triste, pensieroso o sereno… lui arriva.


Il vuoto c’è sempre, anche quando ci sentiamo “pieni”.

A volte lo sentiamo a malapena, altre volte si aggrappa con tutti i suoi tentacoli e ci porta giù con se. Dove?

Dove non si sa. Ma c’è buio.


È assurdo, ma se ci pensate “il vuoto” lo abbiamo sentito tutti almeno una volta.

L’uscita dallo stadio dopo un concerto, il giorno dopo l’esame di maturità/la laurea, la fine di una vacanza con gli amici… E poi: il giorno dopo la rottura di una relazione, le ore/i giorni dopo un funerale (questa è pesante, lo so), la porta dell’appartamento che si chiude dopo aver salutato l’ultimo invitato.


Torniamo lì; a quella porta chiusa… A quell’attimo d’apnea girati di spalle prima di buttarsi nella bocca del kraken come Jack Sparrow. A quel: “Ma di che ho paura?” Resta una domanda senza risposta. Paura… paura l'ho detto, non è la parola corretta; si tratta di qualcosa di diverso. Non mi tremano le gambe, non sono spaventata. Non voglio né urlare, né piangere (magari) né sparire. Vorrei solo velocizzare. Avanti veloce. Tutta una tirata e non ci vediamo alla prossima.


Sarebbe figo, no?

Un Freccia Rossa continuo da Felicità a Felicità. Un direttissimo super veloce senza cambi nè cali di potenza.

Figo. Fantascientifico, ma figo.


E invece sono qui:

occhi chiusi,

mano sinistra sulla maniglia di una porta appena chiusa…

in apnea.


Fra qualche secondo, quella felicità che mi avvolgeva come una coperta di Linus, verrà sostituita dal mantello invisibile del vuoto.

Dovrei tenermi aggrappata mani e piedi a quel senso di gioia che ogni secondo che passa, sembra già più lontana.

Lo so, lo so; sarebbe la cosa giusta da fare… eppure penso: “Appena mi giro, inizia… già lo sento


E se non sentissimo questi vuoti?

Forse la felicità avrebbe un altro sapore.

Forse il dolore sarebbe più facile da affrontare. Forse anche i lutti risulterebbero un po’ meno devastanti.

Forse. Forse non lo sapremo mai.

Oppure forse il vuoto raggiungerà un peso specifico più vicino al nulla che all’infinito.

E improvvisamente quel tasto “avanti veloce” sarà totalmente inutile.

Niente più occhi chiusi, niente più apnee, niente più buio. I silenzi diventerebbero piacevoli pause, una giusta ricarica prima della nuova dose di felicità. Imparerò volta per volta. Pe ora non mi resta che respirare, togliere la mano dalla maniglia, e girarmi. Ready,

Set,

Go!


Vuoto.


Comentários


bottom of page